L’antica mitologia
Se esistessimo … se smettessimo di essere questi fantasmi che si salutano passando e inchiodano le loro bandiere sul nulla o aprono le braccia per dire “finalmente ti ho trovato”, “sono io”, “sono qui”, … potremmo scoprirci attraverso questa finestra buia, … in questa “caverna” piena di “animali” che fuggono dal tempo e dalla realtà. Se esistessimo, per esempio, sarebbe impossibile non ardere sui carboni di questo folle sogno, e se non hai tempo non lo avrai mai né stanotte né quando mari o alte creste scolpiranno i confini che faranno scivolare gli echi di quei nomi che vivono in noi.
Il mondo è pieno di luoghi che nascondono occhi come sotto la superficie di uno specchio. Cerco le tue mani tra le rocce, frammenti del tuo corpo nel tempo, disperso, piegato più volte, confuso in un cuore che si agita nel mare dell’eternità. Così la tua figura si trova nella tempesta che scuote l'universo, minacciando di farlo esplodere in mille stelle, ed urge il tuo bacio stanotte, prima che tutto finisca nell’oblio del sonno. Lasciati baciare, vuoi dormire con me stanotte? Non vuoi tornare ad essere fredda come un pesce? “Ero una sirena” – risponde – “squamosa verde, blu e giallo iridescente, perlato, molto bello ... e a te piacqui molto quando mi hai incontrato”.
Certo, tutto è iniziato nell’antica mitologia che mai finisce e ci irretisce con le sue strazianti metamorfosi di corpi e con gli antichi rivolgimenti che hanno portato alla separazione delle acque, dei cieli e della terra, facendo emergere paesaggi primaverili, in mezzo al fuoco che arde in tutte le alcove. In quel momento promisi che ancora una volta l’avrei cercato. Ti sei sbarazzato delle squame e dici di non essere più un pesce, ma hai ancora nel tuo seno il gusto del mare, il sale nel tuo corpo, la memoria del mare sulla pelle ... “e tu rimani un marinaio” – mi dice all’orecchio, poi mi attrae e mi guida nelle tenebre ed io sorrido. Che posso fare. Sono una stella spenta che attraversa un tempo che non esiste, ne oggi, ne domani e per sempre, ma tu mi incendierai un’altra volta con la tua fiaccola d'oro che mantiene ancora il fuoco rubato agli dèi. Ascolta il mio antico canto, vieni, non farti intimidire dalla notte che avanza – penso, mentre lei mi cerca con gli occhi bendati e mi avvicina al suo corpo, di cui sento l'odore intimo; ho scalato le sue fortezze, ho forzato le serrature, ho cercato le sue labbra nella notte più buia … perché non dire che ho amato fin dall'inizio dei tempi?
Sì, la amo da quando ha fatto il mio cuore vibrare come una campana del tempio.
Testo originario di Lila Calderón
Traduzione di Giuseppe Castellese
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Es emocionante esta actividad que se da en las redes. Podemos vivir, crear, recrear, compartir y traducir un texto al ingresar al mundo del otro que es también el nuestro. Así ocurrió en esta experiencia, tres personas distintas de países tan distantes como Chile, España e Italia se integran en una experiencia común a través de esta prosa poética: "La antigua mitología".
Gracias a Luis Fernández (español, quien lee el texto en el video con las imágenes de René Magritte que hice el año 2007, y cuya voz con y sin música de fondo hizo varios viajes por correo) y a Giuseppe Castellese (italiano quien vio el video en Youtube y me escribió hace unas semanas porque le gustó el texto y lo tradujo), puedo oír y leer este poema con la voz lejana y cercana que permite la virtualidad.
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